Sicurezze in moto ascendente/discendente 
La simbologia occidentale è oggi gravida di spunti e frutti che arrivano da lontano.

Da secoli non è più solo l’arte legata  alla religiosità a scandire e determinare i percorsi dei creativi che la storia ci ha dato conoscere.  

A ben guardare già in epoche remote le influenze pagane,il sincretismo tra luoghi e credenze, ha fatto da scintilla per scambi e conoscenze tra popoli. 
Gli artisti stessi viaggiavano(e lo fanno ancora) chiamatila ddove il segno che devono lasciare, il gesto che concretizza il loro personale rivolgersi al mondo è ritenuto portatore di novità  e bellezza. Questi segni, queste forme, volumi, colori, hanno assunto la grandezza fisica di cattedrali e l’illusoria caducità delle perfomance d’artista, la scultura monumentale e il videomessaggio lanciato nell’etere quale nuovo oceano mare. 

In queste dinamiche di conoscenza il singolo cerca lo spunto geniale, lo sguardo di chi è altro da sé e può fornire una visione totalmente inedita della stessa  linea, di quello stesso identico colore visto, osservato, campionato, rivenduto, remiscelato… 
Si cerca di entrare in contatto con la propria esistenza, con la propria memoria, con quel luogo interiore che conserva il nucleo del nostro pensiero. Un luogo che è insieme antro nascosto  e ambiente domestico, un luogo dove l’Io si confronta in totale libertà.

Nel dinamismo delle opere ceramiche di Luca Schiavon troviamo spesso un preciso richiamo 
a quel luogo che non ha forma definita ed ognuno tiene segreto nel proprio intimo. Le sue sculture parlano grazie a delle forme semplici, geometricamente pulite, accomunate  e accostate tra loro, sì da creare piccole comunità in dialogo, per quanto silenziose. 
Nei volumi che si inerpicano lungo tubi o filamenti o che si appoggiano staticamente sospese sull’orlo del precipizio, sta la continua ricerca di spazi da rappresentare. Quella stessa  spinta che vola verso l’alto ci ricorda, mitologicamente richiamando Icaro, che più si sale e più si può cadere. Nel mezzo sta l’instabile sicurezza  di pezzi e pesi leggeri, accomunati da un affine sentore. 


Luca Schiavon può vantare una conoscenza vasta e approfondita di tecniche e stili.


Se da un lato il lavoro nel laboratorio paterno lo ha indirizzato a conoscere e rispettare la ceramica
tradizionale, dall’altro l’incontro con l’arte dell’estremo oriente, più precisamente del Giappone, ha dato una  svolta al modo di approcciarsi alla materia. Gli echi di quella esperienza emergono talvolta a chi sa ascoltare con attenzione la pulizia ed il rigore che trasuda dalle sue opere. Sono stati una solida base tecnica che nel corso degli anni ha assunto delle dinamiche particolari, veicolate in un astrattismo appena accennato, ma che risente anche del sostrato culturale familiare. Sono forme che di quel rigore minimale reinventano la dinamica per sporcarla con smalti e ossidi atti a vivacizzarne le superfici. La predilezione per la ceramica ad alta temperatura, il gres in particolare, sono anche un sintomo di affrancamento dalla tradizione locale, per tenere alta la soglia della sperimentazione anche e soprattutto sul piano decorativo. 
Questo percorso passa attraverso il colore, il quale rende più vive le sculture donando loro una vicinanza con superfici naturali, ma effimere; sono superfici vive, i cui riflessi  possiamo vedere solo grazie a quelle microscopiche entità vegetali e animali che animano rocce, metalli, conchiglie, piante molto altro. 


M. M. Polloniato

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